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Essential 11: speciale Martin Mystére

Essential 11: speciale Martin Mystére | di Carlo Recagno
Lo Spazio Bianco

Un gioco senza altro criterio che quello soggettivo, abbiamo chiesto a Carlo Recagno, sceneggiatore e co-curatore di Martin Mystere, gli undici albi fondamentali per il personaggio, fresco di trentennale. Un Essential Eleven celebrativo per indicare un possibile percorso di lettura per chi è curioso di approcciare la serie o per stimolare i ricordi dei tanti fan del BVZM.

 

GLI UOMINI IN NERO (MM N.1)
Alfredo Castelli – Giancarlo Alessandrini

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Non si può non iniziare proprio con il numero uno della serie, che getta subito le basi di Martin Mystère e del suo mondo. In questa storia facciamo conoscenza per la prima volta, oltre che con il Detective dell’Impossibile, con l’assistente Java, la compagna Diana Lombard e i nemici storici, gli Uomini in Nero. Vengono inoltre introdotti per la prima volta la sua “base”, il numero 3 di Washington Mews, il suo principale strumento di lavoro (il suo amato Mac; Martin è stato uno dei primi personaggi dei fumetti a usare con regolarità un Personal Computer) e la sua “impossibile” arma a raggi.
Troviamo sin dalla prima avventura anche le caratteristiche fondamentali del personaggio quali la (quasi) infinita curiosità e l’insopportabile logorrea, ma anche la capacità di non prendersi troppo sul serio.
Più avanti negli anni, Castelli e gli altri autori aggiungeranno un po’ di cose e daranno alcune limatine qua e là, ma Martin Mystère nasce già completo in tutte le sue caratteristiche fondamentali, con questa storia che a distanza di trent’anni conserva sempre inalterata la sua freschezza.

 

LA VENDETTA DI RA (MM Nn. 2-3)
Alfredo Castelli – Giancarlo Alessandrini

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La seconda avventura del detective dell’Impossibile è essenziale non soltanto perché è la prima a rivelare particolari del passato del nostro eroe, ma soprattutto perché introduce per la prima volta la sua nemesi, il rivale di sempre, il suo “gemello cattivo”, Sergej Orloff.
Un altro personaggio che si presenta subito dalla sua prima apparizione già ben caratterizzato, anche se in seguito Castelli deciderà di prendere di sorpresa il lettore, facendolo evolvere lungo strade inaspettate (“Roncisvalle”, MM Nn. 94-95-96, e “Xanadu”, MM Gigante N. 2). In più, il racconto getta le basi anche per l’evoluzione di Java, con alcuni indizi che verranno poi sviluppati ne “La città delle Ombre Diafane” (MM Nn. 17-18-19) e “Il passato di Java” (MM Nn. 111-112-113).
E non solo: il breve cameo di Mister No mostra che Martin Mystère vive nello stesso universo di Jerry Drake, e aprirà la porta, più avanti, ai “team-up” con Dylan Dog e Nathan Never (oltre che con il personaggio di Guido Nolitta).

 

LA CITTA’ DELLE OMBRE DIAFANE (MM Nn. 17-18-19)
Alfredo Castelli – Gaspare e Gaetano Cassaro

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Gli elementi del passato di Java, gettati quasi con noncuranza nel racconto “La vendetta di Ra” (MM Nn. 2-3), vengono qui sviluppati ampiamente. Le circostanze dettagliate del primo incontro tra Martin Mystère e il suo assistente neanderthaliano vengono rivelate, e per la prima volta visitiamo la città perduta da cui proviene Java e in cui vivono tuttora, nascosti agli occhi del mondo, uomini di Neanderthal che dovrebbero essere estinti da trentamila anni.
Vengono alla luce anche nuovi particolari del passato di Sergej Orloff, legati inestricabilmente a Java, quasi come se i due personaggi più importanti di Martin Mystère si fossero, in un certo senso, creati a vicenda. E in un certo senso è così: quando Orloff scompare, in flashback, apparentemente per sempre, è l’inizio della lunga amicizia tra il Detective dell’Impossibile e l’uomo di Neanderthal. Martin Mystère perde un “fratello” ma ne trova immediatamente un altro.

 

I FIGLI DEL SOGNO (MM Nn. 26-27)Image may be NSFW.
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Alfredo Castelli – Giancarlo Alessandrini

Una storia molto particolare in cui scopriamo da dove viene Martin, e come il “mystero” ha sempre caratterizzato la sua vita. In questo racconto facciamo la conoscenza – in flashback – dei genitori di Martin, Mark e Laura Mystère, e vediamo come l’atteggiamento del padre di fronte all’impossibile abbia in larga parte influenzato (in direzione opposta) quello del figlio.
Per la prima volta il Detective dell’Impossibile apprende come mai sembra quasi che i “mysteri” lo cerchino in continuazione, e vedremo in seguito anche come gli errori commessi da Mystère senior ritorneranno dal passato a determinare la vita di Martin (“Moha-Moha”, MM Nn. 35-36)

 

I GIORNI DELL’INCUBO (MM Nn. 62-63-64)
Alfredo Castelli – Giovanni Freghieri)

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La seconda (e forse la più riuscita) delle avventure che contrappongono a Martin Mystère l’azzeccatissimo personaggio di Mister Jinx, forse una delle più belle creazioni di Castelli. Jinx, vero diavolo tentatore, è l’uomo che attraverso la tecnologia riesce a realizzare i desideri “impossibili” delle persone, e vende a caro prezzo queste opportunità; ma, come si suol dire, il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, e infatti tutte le diavolerie (!) del mefistofelico Jinx finiscono sempre con l’avere qualche “effetto collaterale” non previsto e devastante.
Il motivo per cui la storia è compresa in questa lista, tuttavia, è un altro: si tratta di un importante punto di svolta nel rapporto tra il Detective dell’Impossibile e la sua ex segretaria Diana Lombard. All’inizio Diana era, curiosamente, il personaggio meno caratterizzato della serie, limitato dallo stereotipo di fidanzata gelosa e a volte antipatica, e Castelli se ne deve essere accorto, dal momento che nel corso delle varie avventure ha cercato di “fare ammenda” per questa superficialità, approfondendo Diana e rendendola più tridimensionale.
Nel momento più drammatico e toccante di questa avventura vediamo Martin e Diana che per la prima volta si accettano completamente a vicenda, con tutti i loro difetti, e Diana si dimostra finalmente – qui e per il futuro – la compagna perfetta per l’archeologo avventuriero.

 

RONCISVALLE (MM Nn. 94-95-96)
Alfredo Castelli – Esposito Bros

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Una delle più belle avventure di Martin Mystère di tutti i tempi. Riprende e modifica in parte temi e personaggi de “La Spada di re Artù” (MM Nn. 15-16), ed è una storia incredibilmente ricca di spunti, molti dei quali sono stati infatti ampliati in albi successivi; una vera miniera di sviluppi narrativi che a tutt’oggi non si è ancora esaurita, e che ha poi fornito materiale anche ad altri sceneggiatori.
Segna inoltre il debutto dei fratelli Esposito, che in seguito sono diventati delle vere e proprie colonne portanti della serie.
In questa lista, tuttavia, la storia è presente in quanto rappresenta un punto di svolta nella caratterizzazione di Sergej Orloff. Vengono infatti tirate le fila sulla vicenda del personaggio, con un conveniente “riassunto delle puntate precedenti”, ma soprattutto viene rivelato cosa fa l’acerrimo nemico di Martin Mystère quando non è impegnato a girare il mondo alla ricerca di tesori nascosti e a combattere il suo ex collega, e la rivelazione, per il lettore, è straordinariamente sorprendente. Un importante passo in avanti nell’evoluzione di Orloff, che comincia qui ad evolversi e ad affrancarsi dall’immagine un po’ superficiale (e limitativa) di cattivo ghignante avvolto da un nero mantello.

 

IL PASSATO DI JAVA (MM Nn. 111-112-113)
Alfredo Castelli – Esposito Bros

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Si completa l’evoluzione di Java, che da “servo muto” delle prime storie acquista finalmente una caratterizzazione a tutto tondo. E’ un seguito de “La città delle ombre diafane” (MM Nn. 17-18-19) che getta nuova luce sul popolo dei neandertaliani, e che arricchisce ulteriormente la backstory del personaggio. Si ricollega inoltre al “precursore” di Martin Mystère, quell’Allan Quatermain che – per citare le parole di Castelli – aveva costituito una specie di “prova generale” della serie.
Una storia drammatica e ricca di colpi di scena, che parte dalla improvvisa separazione tra Martin e Java per farci conoscere la vita precedente condotta dall’uomo di Neanderthal, fino all’epico duello finale con la sua insospettabile Nemesi; ma è anche una storia ricca di umorismo, con diversi flashback che ci mostrano gli sforzi fatti da Java per adattarsi al “mondo civile” (e di Martin per adattarsi al suo nuovo amico), dichiaratamente ispirati dalla classica avventura di Floyd Gottfredson “Topolino e il selvaggio giovedì”.

 

LA VITA SEGRETA DI DIANA LOMBARD (MM Nn. 164-165)
Alfredo Castelli – Esposito Bros

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Dopo Orloff e Java, non poteva mancare una storia che rivelasse il passato di Diana, rimasto per tanti anni un vero e proprio foglio bianco. E Castelli ne approfitta per farci conoscere per filo e per segno la vita di Diana Lombard sin dall’infanzia, con tutti i passi che hanno fatto sì che il mystero permeasse la sua esistenza da ben prima che incontrasse Martin. Una vicenda che segna anche il ritorno di Mabus, il “cattivo” introdotto da Castelli nello speciale Dylan Dog & Martin Mystère n.1, facendolo diventare a tutti gli effetti un avversario di Martin.
E’ il completamento della lunga evoluzione di Diana, che ha fatto una lunga strada dalla “eterna fidanzata” sempre gelosa (e anche un po’ opprimente) dei primi numeri, e che qui diventa definitivamente non soltanto la compagna del Detective dell’Impossibile, ma la sua eguale a tutti gli effetti. Una volta tanto la scontatissima frase “niente sarà più lo stesso” è appropriata, in quanto questa vicenda segna un fondamentale giro di boa per il rapporto tra Diana e Martin, che d’ora in poi sarà impostato su un altro registro, e con uno sviluppo insospettato che verrà rivelato al lettore soltanto sette anni dopo, con l’albo “Vent’anni di Mysteri” (MM N. 241)

 

XANADU (MM Gigante N.2)
Alfredo Castelli – Paolo Morales

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Una vera e propria storia “game changer”, che cambia le regole del gioco. Ancora una volta non è inopportuno dire “niente sarà più come prima”. Questa avventura non solo ridefinisce completamente il rapporto tra Martin Mystère e il suo “gemello malvagio”, ma mostra sotto una nuova luce tutto quanto è avvenuto finora nella serie tra i due avversari.
Tranquillizzatevi: non viene effettuata nessuna operazione di retcon, e non viene dato nessun colpo di spugna, ma Martin e Sergej vengono portati a un punto in cui, semplicemente, non si può più andare avanti come si è fatto finora.
E allora si deve cambiare: dopo questa storia Orloff non diventa certo un eroe, né il suo passato verrà dimenticato (anzi, verrà ricordato di frequente), ma il suo ruolo nella serie non sarà più di acerrimo nemico, e anzi, a volte lo ritroveremo addirittura come alleato di Martin.

 

IL SARCOFAGO DI PIETRA (MM Nn. 187-188-189)Image may be NSFW.
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Paolo Morales – Paolo Morales

Il debutto di Paolo Morales come sceneggiatore-disegnatore arriva con la più bella storia della serie per quanto riguarda il personaggio di Java, una vicenda di archeologia “mysteriosa” pura, ricca di azione, nella quale viene introdotto uno dei personaggi più amati degli ultimi anni, quello di Maria Ossowiecki, con la quale Java vivrà una “impossibile” e bella storia d’amore.
Morales caratterizza ulteriormente Java, e lo porterà in albi successivi anche a raggiungere la statura di protagonista (“L’angelo del male”, MM Gigante N. 10).

 

VENT’ANNI DI MYSTERI (MM N. 241)
Alfredo Castelli – Giancarlo Alessandrini

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In questo albo si celebra il ventennale della serie, con riferimenti a diverse avventure passate; soprattutto ci si ricollega a “La vita segreta di Diana Lombard” per concludere una situazione tra Diana e Martin lasciata in sospeso sette anni prima, e sulla quale da allora Castelli aveva – con parsimonia – sparso occasionalmente piccoli indizi. Tutti i personaggi fissi e ricorrenti convergono verso il numero 3 di Washington Mews per festeggiare la coppia. E’ un’occasione per ricordare i “bei vecchi tempi”, con piccole e grandi rivelazioni e qualche ospite inaspettato.
Niente “game changing”, qui: gli avvenimenti che hanno in qualche misura cambiato le carte in tavola nella serie hanno già avuto luogo, in questo albo non c’è nulla che alteri lo status quo, ed è proprio questo il “sugo” della vicenda: come dice lo stesso Martin verso la fine, tutto continuerà ad andare come prima, e tutto andrà bene. Non ci poteva essere miglior dichiarazione per celebrare vent’anni di “mysteri”.

 

 

L’omaggio di Sergio Giardo per il nostro speciale

 

 

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Martin Mystére: oltre la serie regolare

Martin Mystére: oltre la serie regolare | di Raffaele De Falco
Lo Spazio Bianco

Cronologia delle prime edizioni extra serie

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La prima storia breve è Il sorriso della Gioconda, uscita nel 1983 sul n°13 di Orient Express; nello stesso anno vede le stampe anche la prima parodia, Martin Enigma di Simioni sul Messaggero dei Ragazzi. Nel 1984 giravano voci menagrame di chiusura della testata: Castelli, alla ricerca di una soluzione, sperimenta la testata con l’allegato e, prima di inserirlo nella serie mensile, per sondare la risposta del pubblico inventa lo Special con allegato il dizionario dei misteri, luoghi e oggetti misteriosi. Le vendite sono incoraggianti, ma dato che il mensile è in crescita si decide di far diventare l’esperimento un appuntamento annuale.
Nel 1987 è la volta dell’Almanacco del Mistero, albo misto di 160 pagine di cui 96 non a fumetti, con un’avventura di Mystère e un ricco corredo di articoli sul mistero. A solo un anno di distanza, Martin sbarca sulle pagine di alcuni quotidiani con il racconto Il tesoro del Loch, avventura pubblicata a striscia a cadenza giornaliera. Nel 1989 Martin Mystère ha una rubrica sul mensile Tic; in casa Bonelli parte la ristampa Tutto Martin Mystére,  ed è anche la volta del primo racconto in cui Martin funge da testimonial per un ente pubblico,nel caso per il Centro Etnografico Ferrarese, responsabile dell’evento commemorativo del centenario della ferrovia Suzzara-Ferrara.
Nel 1990 l’allora ANAF (poi ANAFI) pubblica il primo saggio dedicato a Mystère: Lo strano caso del prof. Mystère e del dottor Allan Quatermain. Nel 1991, al n°107 si affianca il primo albo Bis, e nello stesso anno c’è il richiestissimo incontro tra Dylan Dog e Martin Mystère, “Ultima fermata: l’incubo!”; per conto dell’editore Malipiero esce anche il primo romanzo: Le due lune. Nel 1992 si aggiunge Zona X, il primo Oscar Mondadori dedicato a Mystère. Poi è la volta dell’albo gigante annuale dal 1995, l’albo Extra dal 1996 e dal 1998 parte la serie spin-off de Storie di Altrove; infine, dal 2004, l’albo “gigante” Maxi.

 

Licensing

Martin Mystère è uno dei pochi esempi di fumetto che dalle pagine disegnate è passato a quelle scritte attraverso saggi, romanzi, giochi di ruolo, diari, ecc. Inoltre, caso pressoché unico, il personaggio narrato è diventato narratore e firma con il proprio nome varie rubriche ospitate da quotidiani e riviste.Image may be NSFW.
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A solo un anno dall’uscita in edicola è iniziata una vera e propria produzione parallela realizzata da editori fuori dalla Bonelli; generalmente si tratta di episodi brevi, in media di dodici pagine (ma anche solo una tavola!), solitamente riservati ad un pubblico diverso da quello del mensile e che forse “scopre” Martin Mystère per la prima volta. Molti racconti per i quotidiani sono stati editi in raccolta da altri editori.
Martin può dissertare su qualsiasi cosa e perciò è spesso “invitato” come testimonial da vari enti ed associazioni pubbliche: ha svelato i segreti del delta del Po, ha pubblicizzato la città di Firenze, è stato testimonial del salone del libro di Torino, delle Ferrovie dello Stato, ha presieduto una campagna contro l’AIDS, nel 1995 è stato persino testimonial presso la prestigiosa “New York University” di una conferenza sul fumetto italiano.
Spessissimo è richiesto da aziende di soggiorno e turismo come interprete di storie ambientate nelle varie località d’Italia.

 

Oggettistica

Come ha spiegato bene Castelli nell’intervista rilasciata per questo speciale, un prodotto per poter essere commercializzato deve possedere oltre alla notorietà almeno una delle seguenti caratteristiche: coccolabilita (come un peluche) o giocabilità (come un soldatino). I primi solitamente appartengono alla classe dei personaggi umoristici (tipo Snoopy), ai secondi appartengono i Supereroi (Batman & Co.).
Martin non rientra in nessuno dei due generi ma ha un vantaggio: la duttilità. Infatti, l’avere molti interessi lo porta ad adattarsi naturalmente ai diversi settori merceologici, dal settore scolastico aperto ad una potenziale enorme platea al settore collezionistico, con tirature limitate e di prestigio.
Con l’effige del detective dell’impossibile sono stati prodotti: busti e statuine in piombo, cinture orologi e portachiavi, cartoline e portfolio, pins e bottons, felpe e t-shirt, mazzi di carte e tarocchi, linee scolastiche e giochi di ruolo.
Martin Mystery è stato il protagonista di una serie a cartoni animati televisiva franco-canadese nel 2003, prodotta dalla francese Marathon Group e coprodotta da Canal J, M6, Rai Fiction e YTV. La serie, liberamente ispirata al fumetto, rispetto all’originale presenta un tono molto più scanzonato e semplice, considerando soprattutto il target giovanile a cui è rivolto. Le stagioni sono due per complessivi 66 episodi di 22 minuti ciascuno, che sono stati distribuiti in una cinquantina di paesi e in Italia sono stati trasmessi dalla Rai.

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Inedito di Giuliano Piccininno (collezione privata De Falco)

 

Estero

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Martin Mystère è stato ed è oggetto di numerose pubblicazioni all’estero, infatti, dopo Tex e Dylan Dog è il personaggio bonelliano che ha avuto più traduzioni all’estero: Francia, Spagna, Germania, Olanda, Norvegia, ex-Jugoslavia, Grecia, Turchia, India, USA, Brasile, Russia…

Attualmente è edito in:

  • Turchia da: LAL KITAP Nisbetiye Cad. Peker Sok, No: 30/4 Levent Istanbul, Turchia www.lalkitap.com e OGLAK Zambak Sokak 29, Oglak Binasi, 80080 Beyoglu, Istanbul, Turchia
  • Croazia da: LIBELLUS Branimirova 9 – 10000 Zagreb – Croazia www.libellus.hr
  • Spagna da: ALETA EDICIONES C/ L´Alter 2, 2º, 3ª 46419 Mareny de Barraquetes, Sueca, Valencia, Spagna www.aletaediciones.com
  • Francia da: CLAIRE DE LUNE Chemin de la Pignatelle, la pounche, 13190 ALLAUCH, Francia www.editionsclairedelune.free.fr
  • Macedonia da: VARM COMICS www.varmcomics.com
  • India da: Lion

 

Omaggio di Fabio D’Auria a Martin Mystere

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Omaggio a Martin Mystére: Fabio D’Auria

Omaggio a Martin Mystére: Fabio D’Auria | di la redazione
Lo Spazio Bianco

Napoletano, attivo come professionista dal 2004, Si è diplomato al Liceo Artistico di Napoli ed ha frequentato la Scuola Italiana di Comix. Ormai apprezzato colorista da quasi dieci anni, annovera i maggiori editori (Marvel, Panini, SBE) fra i suoi committenti; nel suo portfolio digitale (fabiodauria.blogspot.it) potete ammirare parte dei suoi lavori.

 

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Locandina di "Secret of the Incas", che si dice abbia ispirato Lucas/Spielberg per "I predatori dell'arca perduta"


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Intervista a Paolo Morales per i 30 anni di Martin Mystère

Intervista a Paolo Morales per i 30 anni di Martin Mystère | di Giuseppe Lamola
Lo Spazio Bianco

 

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Disegnatore, storyboarder e sceneggiatore. Ha pubblicato su Lanciostory, Torpedo, Intrepido e ha disegnato diverse storie per “I Grandi Miti Greci a Fumetti”; nel ruolo di storyboarder ha lavorato, tra gli altri, con Francis Ford Coppola e Paul Schrader; attualmente scrive e disegna per Martin Mystère.  E’ uno dei fondatori della “Scuola Romana dei Fumetti”.

Sono passati 30 anni dall’uscita del n.1 di Martin Mystère: quali emozioni provi per questo traguardo raggiunto dal personaggio?
Nel caso degli anniversari più che di emozioni, che trovo più consone alle “prime volte” piuttosto che alle trecentoventesime, preferirei parlare di stati d’animo (o anche di pensieri fugaci). Image may be NSFW.
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A volte si affaccia un po’ di melanconia per questa montagna di anni che sono schizzati via così in fretta, a volte un po’ di strizza di non poterne festeggiare altri 30, che in realtà sarebbe il mio auspicio perché per fortuna mi diverto ancora a scrivere e disegnare MM.

Se ti fosse chiesto oggi, trent’anni dopo, di reinventare il detective dell’impossibile da capo (di fare una sorta di reboot insomma) cosa manterresti e cosa cambieresti del personaggio?
Un reboot tipo Batman? Beh, se davvero mi fosse data una possibilità del genere mi divertirei come un matto, ma forse manderei a picco la testata nel giro di due numeri. Comunque, le caratteristiche di base di MM le trovo ancora perfette: un ironico Indiana Jones, un po’ logorroico, leggero anche nelle situazioni più incredibili, laico e ancora scettico nonostante le centinaia di avventure a contatto con l’impossibile. Ma sicuramente se dovessi reinventarlo oggi creerei un conflitto tra i personaggi principali non fatto solo di battutine ma di fattori sostanziali. Per esempio: Diana avrebbe una relazione con un uomo affascinante ma anche molto più grande di lei, che è stato il mentore di MM e grande amico dei suoi genitori morti; Java sarebbe un uomo diviso in due (tipo il Tarzan di Greystoke ma anche un po’ il Dottor Jekyll), che crea a Martin ogni sorta di problemi per il suo comportamento animalesco rischiando più volte il ricovero coatto in un ospedale psichiatrico o la reclusione in carcere, salvo poi aiutarlo nei momenti topici della storia grazie alla sua speciale sensibilità primitiva o alla sua forza prodigiosa; Travis sarebbe un tipo solitario e pagherebbe cara la sua collaborazione con Martin: i colleghi lo considererebbero un tipo strano che crede a maghi e fattucchiere e le reprimende dei superiori ottusi lo porterebbero spesso a dover scegliere tra MM e il suo mondo di poliziotti; Orlof invece sarebbe il classico twister, il personaggio a due facce, l’amico del cuore di MM, affascinante e simpatico, che nasconde segreti inconfessabili. Image may be NSFW.
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Per chiudere la fantasticheria, le storie svilupperebbero verticalmente un mistero ogni albo e orizzontalmente l’evolversi dei conflitti dei personaggi per tutta la serie. Telefilm e telenovelas: da E.R. in poi, non esiste più un racconto popolare che non li integri. E sopra a tutto il conflitto: non esiste narrazione senza conflitto.

Negli episodi da te sceneggiati si nota spesso una riduzione della verbosità a favore di un ritmo più serrato. Ritieni che questa tipologia di storie sia più adatta alla serie?
Non lo so ma non potrei scrivere in modo diverso. Castelli con grande generosità mi ha permesso in questi anni di scrivere le storie di MM con uno stile narrativo molto diverso dal suo. Secondo me MM è stato l’ultimo personaggio classico della Bonelli, fumetto dalla testa ai piedi, come Tex e Zagor per intenderci. I lettori che hanno amato il primo MM e che lo amano ancora (e molti di loro trovano le mie storie poco Mysteriose) amano anche alcune sue caratteristiche che molti giovani troverebbero datate, tipo darsi del voi oggi a New York (un amico dei miei figli mi ha detto: ma perché parlano così strano?)Image may be NSFW.
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oppure spiegare o raccontare nei dialoghi e perfino nei pensieri eventi che un personaggio moderno vivrebbe nell’azione.
Da più di un decennio ormai il mio punto di riferimento, la mia benzina e il mio modello per quanto riguarda la tecnica narrativa non sono più i fumetti ma le serie americane, impagabili lezioni di sceneggiatura che ti fanno pure divertire. Sono l’unica cosa che guardo sullo schermo della TV, abusivamente scaricate in inglese sottotitolato. Serie come Dexter, The Killing, Downtown Abbey, OZ, The Wire, Six feet under, i Sopranos, The Good Wife, Homeland, raggiungono una complessità narrativa e una qualità della scrittura che surclassa il novanta per cento della produzione cinematografica e anche gran parte della buona letteratura che si propone di raccontare storie e personaggi.

Quanto è importante la parte colta e “divulgativa” di ogni albo di Martin Mystère rispetto all’intreccio in sé per sé?
Probabilmente è importante per molti lettori di MM e io mi sforzo di essere preciso nelle spiegazioni “tecniche” consultando spesso amici competenti negli argomenti che tratto, ma è sicuramente la caratteristica della serie che mi interessa meno.

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In vari episodi di Martin Mystère hai dato un certo risalto ai comprimari della serie e a nuovi character: qual è il personaggio di contorno con cui ti sei sentito più a tuo agio e in quale episodio credi di esser riuscito a dipingerlo meglio?
Premettendo che ho un particolare amore per Java, quelli che tu chiami “personaggi di contorno” per me sono l’unico vero stimolo a scrivere una storia, perché l’unica cosa che mi interessa davvero è raccontare le relazioni tra i personaggi: il plot (o il mystero) per me è solo un pretesto, anche se deve essere bello robusto per sostenerli senza sforzo. Per questo, piuttosto che relegarli al ruolo di ingombranti comparse, in alcune storie ho preferito eliminare Diana e Java, concentrandomi sul rapporto tra MM e la “guest star” dell’albo. Cerco di utilizzare Diana e Java solo quando sono centrali nell’intreccio e mi danno la possibilità di mostrare aspetti del loro carattere che sarebbe impossibile sviluppare quando sono schiacciati nella “carovana” guidata da MM. Image may be NSFW.
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Quanto ai “nuovi character”, forse quello che preferisco è il killer Stella, che anticipava molte caratteristiche di un personaggio che ho amato tantissimo, la Lisbeth Salander di Uomini che odiano le donne.

Che rapporto hai con Alfredo Castelli? Mentre scrivi un albo di Martin Mystère ti senti di far agire un frutto dell’immaginazione altrui, oppure col tempo hai identificato un “tuo” Martin Mystère?
Dopo vent’anni mi sono arrogato una sorta di “usucapione” del personaggio: lo sento mio… anche se ovviamente non lo è. Quanto al mio rapporto con Castelli faccio fatica a immaginarne uno migliore: in vent’anni neanche un “conflitto” (si vede che siamo una storia poco interessante…). Mi lascia libero, non è geloso di MM e se qualcosa non gli piace la cambia senza stravolgere la storia, senza cambiare i disegni e risparmiandomi la fatica di farlo fare a me. Come ho scritto nella lettera di auguri per il trentennale che hanno pubblicato su PostCardCult, la parola che lo descrive meglio secondo me è “leggerezza“. E per quel poco che mi conosce Alfredo, nonostante vent’anni di collaborazione, sono certo che sa che la leggerezza (quella di Calvino delle Lezioni Americane) è una delle qualità che apprezzo di più in una persona e in un amico.

Cosa ti fa scegliere a priori tra realizzare una storia come autore completo e sceneggiare per un altro disegnatore? Ci sono delle differenze nel modo in cui immagini e realizzi i due tipi di storie?
Devo confessare che vigliaccamente scelgo per me quelle che reputo migliori e soprattutto più facili da disegnare, ed è una cosa che mi è chiara fin dal soggetto.

Secondo te cosa può spingere un nuovo lettore ad avvicinarsi ad una serie che ha trent’anni di vita editoriale alle spalle?
Sinceramente non lo so. Non me la sento di inventare qualche motivo pretestuoso ma spero che ce ne siano ancora molti e credo che la possibilità di conquistare nuovi lettori dipenderà soprattutto dalla nostra capacità di scrivere belle storie. Puoi inventarti il contesto più incredibile (come una famiglia di becchini, per esempio) ma se scrivi delle belle storie prima o poi il pubblico se ne accorge e ti segue. Image may be NSFW.
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E come ho già detto, il personaggio e il contesto di MM secondo me sono ancora forti… anche se cominciano a scarseggiare i misteri da raccontare.

A livello di tematiche affrontate e freschezza delle idee, pensi sia plausibile affermare che negli ultimi anni la serie del BVZM abbia avuto una qualità altalenante o riscontri una certa vitalità nel complesso? E in quest’ultimo caso, credi di aver contribuito in qualche modo al mantenimento di tale “giovinezza”?

Non puoi chiedere ai gestori di un pub se la birra è buona e chi tra loro la serve meglio ai tavoli: non posso essere io a rispondere a queste domande, bisognerebbe girarle ai lettori.

In che tipo di situazioni immergerai il personaggio nei prossimi numeri da te sceneggiati? Puoi anticiparci qualcosa?
MM ritroverà Stella a giugno e più in là ritroveremo anche i mostriciattoli delle caverne dei nazisti.

Quali sono i tuoi progetti futuri, bonelliani e non?
Come già detto, spero di continuare altri 30 anni a scrivere e disegnare MM. Nel frattempo ho già scritto quattro storie (una disegnata da me) per la nuova serie di Marcheselli che credo si chiamerà “Le Storie”. Mi piacerebbe proporre una serie mia ma per quest’anno ne hanno già troppe in lavorazione. Per il resto continuo a lavorare per il cinema e la televisione, anche se non con continuità. Ma devo confessare che in questo momento la cosa che mi dà più gusto è suonare la batteria in un gruppo con un nome fantastico: i Vintage People, sei vecchioni come me e due coriste (più giovani e molto più belle di noi). Spero di incontrare qualche fan di MM quest’estate sul Tevere a ballare il nostro rock d’annata!

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L'articolo Intervista a Paolo Morales per i 30 anni di Martin Mystère è stato pubblicato su Lo Spazio Bianco.

Intervista a Carlo Recagno per i 30 anni di Martin Mystère

Intervista a Carlo Recagno per i 30 anni di Martin Mystère | di Raffaele De Falco
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Carlo Recagno è originario di Casale Monferrato (Alessandria), dove è nato il 7 agosto 1965; ha frequentato la Scuola del Fumetto e ha esordito come sceneggiatore su “Martin Mystère”, serie per cui ha scritto tra gli altri anche il n.300 (numero celebrativo a colori disegnato da Alessandrini, Brindisi, Filippucci, Freghieri e altri). Figura poi tra gli autori regolarmente impegnati nella serie “Storie da Altrove”. Dal 1995 lavora come redattore alla Bonelli ed affianca Castelli nella cura delle serie legate al Detective dell’Impossibile.

Questo è forse il primo anniversario importante di un personaggio bonelliano di cui Sergio Bonelli non celebrerà l’occorrenza: che ricordo hai dell’editore e dell’uomo?
Bonelli si atteggiava spesso a burbero (e un po’ lo era davvero), ma era la classica persona alla quale ti potevi avvicinare in qualunque momento, e la cui porta era sempre aperta. Era capace di essere paterno senza essere paternalista, e quando ti elogiava per un lavoro ben fatto potevi essere sicuro che lo pensava davvero. Non c’è dubbio che avesse il suo modo di vedere le cose, al quale era tenacemente aggrappato, ma ascoltava sempre tutti, e quando leggeva gli albi in uscita, non si faceva problemi a dirti: Image may be NSFW.
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Se c’è qualcosa che non ho capito, spiegamelo”.

Cosa ha rappresentato all’uscita in edicola lo sanno tutti: secondo te oggi, invece, il personaggio di Martin Mystère come si colloca nel panorama fumettistico italiano? È ancora un fumetto ”speciale”?
Direi di sì (o meglio, mi auguro di sì, perché naturalmente spero che Martin Mystère continui a essere pubblicato ancora per molti anni a venire). E’ vero che gli argomenti “mysteriosi” una volta erano appannaggio quasi esclusivo di Martin, mentre oggi vengono trattati in romanzi e film di successo (pensiamo a Dan Brown), nonché in trasmissioni televisive che trent’anni fa non sarebbero state nemmeno concepibili, ma non vedo oggi fumetti che uniscano la divulgazione e l’intrattenimento come fa “Martin Mystère”.

Rispetto alle origini, quali sono i punti base in cui è cambiato Martin Mystère?
È un personaggio più complesso. È diventato sempre meno “eroe” e sempre più “uomo comune”. Con il passare degli anni, Alfredo Castelli (e gli altri sceneggiatori, tra i quali anch’io) lo hanno caratterizzato sempre di più come un personaggio tridimensionale, con tic e fobie; insomma, il Martin di oggi è più “umano”, e le storie hanno anche una maggiore componente umoristica. In origine aveva diversi elementi “fantastici” che difficilmente trovavano riscontro nel mondo reale, come l’arma a raggi, il fatto che Java fosse un uomo di Neanderthal, eccetera, eccetera. In questi trent’anni Alfredo ha lavorato per conferire a quegli elementi maggior plausibilità, Image may be NSFW.
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raccontandone i retroscena e spiegando il perché e il percome di questo e quello; e così facendo ha arricchito i personaggi e li ha approfonditi.

Tu che li conosci bene entrambi, quali sono le caratteristiche convergenti tra Castelli e Martin, si dice in giro che se Bonelli padre era Tex, Alfredo è Mystère! È vero?
Ti dico soltanto che, quando ho qualche perplessità, non mi chiedo neanche più “Cosa direbbe Martin in questo frangente?”, ma bensì “Cosa direbbe Alfredo?”.

Tra le tante particolarità del BVZM (Buon Vecchio Zio Marty) c’è, dunque, quella di essere uno dei primi a mostrare una continua evoluzione sia come character che come strategia editoriale. Da 8 anni la formula editoriale è diventata quella degli albi bimestrali con storie complete da 154 tavole (con rare eccezioni di storie doppie): credi che quello attuale sia l’assetto definitivo per le storie del BVZM o c’è qualche sorpresa in vista nel prossimo futuro?
No, nessuna sorpresa, il formato è questo e non abbiamo in programma di cambiarlo. Quando abbiamo effettuato la “grande svolta” ci sembrava un equo compromesso tra le varie lunghezze che avevamo sperimentato nel corso degli anni, e a quanto pare funziona. Le uniche eccezioni continuano a essere lo Speciale (128 pagine), l’Almanacco (94 pagine) e gli occasionali racconti brevi.

Sempre a proposito della bimestralità ci sono oggettivamente dei limiti narrativi “imposti” da tale periodicità rispetto ad un’uscita mensile: come e perché ci si è arrivati?
Si può dire che ci siamo arrivati per tentativi. Eravamo sempre divisi tra la necessità di fare racconti di ampio respiro, che non ci sarebbero state in un singolo albo mensile di 94 pagine, e le richieste dei lettori, che apprezzavano solo fino a un certo punto i racconti a puntate che continuavano da un albo all’altro. Alla fine siamo arrivati al formato attuale, che ha accontentato tutti (o che ha scontentato davvero pochissimi), e con il quale anche gli sceneggiatori sembrano trovarsi bene.

Nelle storie del detective dell’impossibile da te sceneggiate, Image may be NSFW.
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si nota particolare attenzione alla continuity della serie e la voglia di portarla avanti: quanto “stuzzicano” il lettore le trame lasciate in sospeso e poi riprese e, magari, portate a compimento a volte anche dopo anni?
L’attenzione per la continuità c’è eccome, e non potrebbe essere altrimenti, essendo io cresciuto a pane e fumetti Marvel, e proprio nel periodo in cui questi ultimi si stavano “soap-operizzando” sempre di più. In ogni caso, ho fatto soltanto quello che Castelli (e gli altri sceneggiatori) stavano già facendo da anni, e cioè ideare dei “cicli” all’interno della serie, come quello del Graal, quello del “nazismo mysterioso” e via di seguito. I lettori fedeli lo apprezzano, e ogni tanto ci chiedono “Quando lo fate un nuovo capitolo della saga delle sette spade?”, e cose di questo genere.

Martin Mystère si è frequentemente incrociato con altri personaggi Bonelli (Dylan Dog, Mister No, ecc.). A quando i nuovi incontri con i personaggi della casa editrice?
Non sono previsti, per ora. In ogni caso vanno ben progettati a tavolino, in modo da garantire “pari opportunità” a entrambi. Sembra una battuta, ma è vero, il rischio che un personaggio prevalga sull’altro è sempre presente, pur con tutta la più buona volontà. E se accadesse, entrambe le schiere di lettori ne uscirebbero insoddisfatte. Inoltre i “team-up” dovrebbero costituire un vero evento, e per questo devono essere rari. Insomma, Image may be NSFW.
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se e quando Martin lavorerà di nuovo con Dylan (o con Nathan, o con qualcuno che non ha ancora incontrato) dovrà valere davvero la pena!

Sono previste ulteriori storie di M.M. (come ad esempio lo speciale “Generazioni”) in cui possa riapparire la versione futura di Martin?
Nell’immediato no, ma non si può mai dire. Siamo affezionati al Martin del futuro (altrimenti detto BRZM, Buon Robotico Zio Martin), e se e quando capiterà una buona idea, non la butteremo certo dalla finestra. Quello a cui teniamo, come ho detto, è che queste cose valgano davvero la pena, e che non vengano fatte così tanto per fare.

Martin è il personaggio che per primo in casa Bonelli ha inventato e sperimentato le varie uscite extra (Almanacco, special, ecc.): rispetto alla serie normale queste uscite di quali “attenzioni” necessitano, in che maniera vanno gestite rispetto al mensile? C’è in gestazione qualche ulteriore sorpresa/novità in tal senso?
E’ vero, Martin ha fatto da apripista in molte cose (tranne che nei giganti, dove il pioniere è stato Tex, per ben due volte). No, non abbiamo in programma nuove uscite speciali. A livello creativo non diamo alle uscite speciali una cura maggiore o minore rispetto agli albi normali. A livello redazionale, invece, la gestione dei vari speciali è più ferrea, perché mentre gli albi normali sono più o meno intercambiabili, e se per qualche motivo ce n’è uno in ritardo può essere (quasi) sempre sostituito con un altro; Image may be NSFW.
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non è purtroppo così per gli speciali, nel loro caso si deve fare di tutto per portarli in edicola alla data prestabilita, cascasse il mondo, anche perché si tratta spesso di racconti “a tema” e quindi non c’è nel cassetto un sostituto da usare in caso di necessità.

Come sarà il mondo del fumetto tra 20 anni? E Mystère, di cui conosciamo la data di nascita (e, anche se un po’ più lentamente rispetto alla realtà, sente e mostra il trascorrere del tempo) scapperà dagli uomini in nero aiutandosi con le stampelle? O sarà “costretto” ad abbeverarsi per forza alla fonte dell’eterna giovinezza?
Avessi la sfera di cristallo (o perlomeno il Tardis di Doctor Who) potrei dare una risposta alla prima domanda! Quanto a Martin, la sua data di nascita è stata fissata da Castelli all’inizio, quando non pensava certo che il suo personaggio avrebbe continuato a essere in edicola dopo tre decenni. Da diversi anni ormai cerchiamo di ignorare la data di nascita di Martin Mystère, sperando che i lettori facciano lo stesso (o perlomeno fingano di farlo). Quindi la risposta è: LAAAA… LARALLALLALLALLALLAAAA… NON SENTO NIENTE!

Fai uno spot pubblicitario: cosa dici per convincere un lettore che non lo ha mai visto a comprare Martin Mystère e cosa dici a chi lo ha seguito da anni affinché continui a farlo? Insomma, perché leggerlo?
Per i primi: “Civiltà perdute. Società segrete. Macchine impossibili. I misteri della storia. Non abbiamo che da guardarci attorno: il mystero è sulla soglia di casa nostra”. 
Per i secondi: “Il meglio deve ancora arrivare”.

 

Di Carlo Recagno non perdetevi l’Essential 11 dedicata alle storie più importanti di Martin Mystère: www.lospaziobianco.it/50832-essential-11-speciale-martin-mystere

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L'articolo Intervista a Carlo Recagno per i 30 anni di Martin Mystère è stato pubblicato su Lo Spazio Bianco.

L’impossibile Alfredo

L’impossibile Alfredo | di Luigi Mignacco
Lo Spazio Bianco

Alfredo Castelli mi sembrò “impossibile” fin dalla prima volta che lo incontrai. Accadde quarant’anni fa, nel lontano 1972, alle “Tre giornate del fumetto” di Genova, dove ero andato con i miei fratelli: un trio di pivelli appassionati di fumetti.
Allo stand del Corriere dei Ragazzi, di cui eravamo accaniti lettori, c’era un giovane gentilissimo e barbuto che firmava i poster di Zio Boris e Otto Kruntz con un pennarello nero dal tratto spesso. Anzi, non si limitava a firmarli, li personalizzava di suo pugno con battute calibrate sul destinatario: «Luigi sarà un’ottima merenda!» disse di me Zio Boris, che evidentemente non era solo un costruttore di mostri ma anche antropofago; mentre mio fratello Vittorio era il «preferiten» dell’inventoren tedeschen Otto Kruntz, e Fabio faceva «buon sangue» secondo il vampiro Drak.

La cosa “impossibile” è che noi quel signore barbuto lo conoscevamo già: era anche lui un personaggio del Corriere dei Ragazzi, compariva quasi ogni settimana nel mitico “Tilt, la rubrica pazzapazzapazza”, nel ruolo del redattore scansafatiche, in perenne lotta con il burbero direttore Francesconi. Per la verità, i miei fratelli ed io eravamo convinti che il barbuto artista del pennarello fosse Fagarazzi, il disegnatore, e solo leggendo il suo autografo sui poster ci siamo resi conto che quella specie di fumetto in carne ed ossa era Castelli, lo sceneggiatore.
Ma la cosa ci sembrava un po’ “impossibile”, come se in autostrada Michel Vaillant avesse superato l’auto con cui nostro padre ci portava a Genova, Image may be NSFW.
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o come se avessimo visto l’Uomo Ragno arrampicarsi sulle cupole della Fiera del Mare, dove si svolgevano le “Tre Giornate”. O come se avessi incontrato la mia amata Valentina Melaverde che si aggirava fra gli stand, anche lei in caccia di fumetti.
Da quel momento, mi ero già fatto l’idea che al nome Castelli si associassero avventure fantastiche e “impossibili”.

Alfredo l’ho conosciuto ufficialmente una quindicina d’anni dopo, alla redazione Bonelli di via Buonarroti 38, quando gli ho proposto un paio di soggetti per Martin Mystère: un altro, nuovo suo personaggio di cui ero (e sono) accanito lettore. E anche allora mi è sembrata una situazione “impossibile”: lui si comportava con la massima naturalezza, come se ci conoscessimo da sempre. Sembrava quasi che, mentre io leggevo i suoi fumetti, per anni e anni, lui avesse l’impossibile potere di leggere me. Poi ho capito che in realtà, anche se all’epoca avevo pubblicato ben poco, lui mi considerava già uno della banda. Io mi pensavo come suo lettore, lui mi trattava come un collega.
Questa generosità nei rapporti con gli altri, anche se lui mysteriosamente si vanta di essere invidioso, è uno dei tratti distintivi del suo carattere. Ma credo anche che Castelli abbia quel mysterioso, impossibile potere, su cui il buon vecchio Martin dovrebbe indagare: lui sa “leggere” i suoi lettori, capisce quello che piace e quello che annoia, quello che funziona e quello che non va più.
Potere innato o frutto di una decennale esperienza nel mondo dell’editoria? Lui direbbe che c’entra qualcos’altro, una parte poco nobile della nostra anatomia…

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Bozza a matita di Alberto Gennari

Adesso che lo conosco da un mucchio d’anni, e che passo a salutarlo (noi diciamo a omaggiarlo) quasi tutte le settimane nel suo ufficio in Bonelli, posso confermarvi che Alfredo Castelli fa parte di quei mysteri impossibili su cui indaga da trent’anni il suo personaggio più noto.
È “impossibile”, per esempio, che faccia tutto quello che fa – scrivere sceneggiature, leggere quelle altrui, revisionare le tavole disegnate e rivoluzionare le storie, impostare copertina e grafica degli albi, curare le rubriche e contemporaneamente realizzare libri e articoli, partecipare a conferenze e mostre, talvolta organizzarle, rilasciare interviste a giornali, tivù e siti internet, eccetera – e che trovi anche il tempo per realizzare gli schizzi e gli scherzi con cui perseguita da anni amici e collaboratori: come l’articolo di un quotidiano belga, scritto in fiammingo, che racconta nei dettagli la vicenda di un incauto turista, tale Alfredo Castelli, cui la municipalità di Bruxelles ha imposto di sostituire personalmente e fisicamente la famosa statua, da lui distrutta, del putto orinante; oppure come la foto di un bravo redattore, orgogliosamente in posa accanto alla bella moglie e al figlio appena nato, ritoccata scurendo la pelle del pargolo e aggiungendo accanto alla coppia un giovane di colore che mostra anche gli stessi occhi azzurri del neonato…

E potrei continuare con le false lettere di licenziamento e di assunzione (dalla Madonna in cielo) e con mille altre cose, soprattutto le vignette, molte delle quali sono note ai lettori, che effigiano e sbeffeggiano gran parte della redazione e dei collaboratori.

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Ma la cosa davvero impossibile, certe volte, è beccare Castelli, che è sempre preso da mille impegni.
Per esempio, io ho un soggetto per Martin Mystére che lui mi ha approvato tre anni fa. Una storia piuttosto importante, su cui abbiamo lavorato insieme.
È rimasta in stand by perché aspettava il disegnatore adatto, ma adesso dovrei proprio cominciare a sceneggiarla. La trama narra l’incontro, non impossibile, fra Martin e un altro personaggio creato dal vulcanico Alfredo: l’Ombra, riscrittura dell’Uomo Invisibile wellsiano in chiave poliziesca, che debuttò sul Corriere dei Ragazzi nel 1974.
Fra un paio d’anni saranno quaranta, se non vogliamo bucare l’anniversario bisogna cominciare a lavorarci.

Insomma, approfitto di questo Spazio Bianco per fare un pubblico appello all’impossibile Alfredo: «Il ritorno dell’Ombra» aspetta solo il suo via!

 

Omaggio di Nicola Mari

 

Ringraziamenti

Con questo articolo si chiude il nostro speciale dedicato al fresco “editorialmente trentenne” Martin Mystère. Ringraziamo Raffaele De Falco e Giuseppe Lamola per l’impegno profuso, e naturalmente tutti gli autori che hanno contribuito al nostro omaggio: Alfredo Castelli, Carlo Recagno, Luigi Mignacco, Giancarlo Alessandrini, Lucio Filippucci, Paolo Morales, Alberto Gennari, Sergio Giardo, Nicola Mari. La loro disponibilità è un chiaro segno di quanto affetto ci sia nei confronti del BVZM!
Speriamo abbiate gradito questo speciale, e se così è stato vi invitiamo a commentare e  condividere.

A tutti diamo appuntamento alla prossima settimana con un nuovo speciale, dedicato a un grande autore recentemente scomparso: Rodolfo Cimino.

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Omaggio a Martin Mystère di Nicola Mari

Omaggio a Martin Mystère di Nicola Mari | di la redazione
Lo Spazio Bianco

Nicola Mari,ferrarese, del 1967, frequenta l’istituto d’arte e muove i suoi primi passi da disegnatore professionista nel 1987, realizzando fumetti erotici per la Edifumetto. Continua la sua attività di fumettista con la Casa editrice Acme, lavorando, in contemporanea, come grafico pubblicitario. È nel 1989 che inizia a occuparsi a tempo pieno di strisce disegnate, quando manda delle tavole di prova alla Sergio Bonelli Editore e viene subito contattato per Nathan Never. Nicola Mari è anche nello staff di Dylan Dog. (da www.sergiobonellieditore.it)

 

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Martin Mystère #324 – La Fine del Mondo (Mignacco, Tuis)

Martin Mystère #324 – La Fine del Mondo (Mignacco, Tuis) | di Anadi Mishra
Lo Spazio Bianco

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Il numero di Dicembre/Gennaio della serie regolare di MM vede il gradito ritorno di Mignacco ai testi, che ci regala una storia dal sapore un po’ anni settanta, “romeriana” nella struttura. Richiama infatti il primo “La notte dei morti viventi”, l’originale di George A. Romero piuttosto del remake di Tom Savini,   in certe claustrofobie, nella situazione di distacco dallo spazio e dal fluire del tempo che vivono i protagonisti, e nell’espediente del “gruppo scelto di survivors”. Il tema caldo della fine del mondo è snocciolato con la consueta verbosità; il BVZM ci fa un riassuntino di sette tavole, in cui riesce a condensare tutte le teorie (catastrofiste e meno) che avvalorerebbero la profezia dei Maya, ma sempre con una spolverata di ottimismo, venato dal solito sarcasmo nei confronti dei proseliti troppo facili di teorie strampalate.
Il plot è molto lineare, con alcune parti di sceneggiatura un po’ traballanti, e forse abusato nella forma. I “cattivi” sono caratterizzati un po’ troppo grossolanamente e i “buoni” non sono particolarmente ricercati. L’albo mantiene comunque un punto di originalità, grazie anche ai riferimenti mysteriosi all’ottocento, ultimamente in grande spolvero anche nelle pagine di MM. I disegni di Tuis sono tradizionali, ma – strano per una pubblicazione Bonelli – abbiamo sentito la mancanza dei colori: sarà che le aurore hanno un ruolo centrale nella storia, e che le tonalità e le sfumature sono demandate a didascalie.

Abbiamo parlato di:
Martin Mystère #324 – La Fine del Mondo
Luigi  Mignacco, Sergio Tuis (con collaborazione di G. Romanini)
Sergio Bonelli Editore – dicembre 2012
164 pagine, brossurato, bianco e nero – 5,00 €
ISBN: 977112157900320324

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E’ disponibile il quarto numero di AMys, il bollettino informativo dedicato a Martin Mystere

E’ disponibile il quarto numero di AMys, il bollettino informativo dedicato a Martin Mystere | di la redazione
Lo Spazio Bianco

Comunicato Stampa

Sul IV numero del Bollettino di AMys svariate notizie, tra cui quelle sul Fest.Image may be NSFW.
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Martin Savonarola copia

Leggete e commentate. Link: AMys #4

Il sito: www.ayaaaak.net

L’associazione: www.ayaaaak.net/associazione

 


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Il 23 novembre inizia l’undicesima edizione del Mystère Mystery Fest

Il 23 novembre inizia l’undicesima edizione del Mystère Mystery Fest | di la redazione
Lo Spazio Bianco

Comunicato Stampa

Il 23 novembre a Bologna si terrà l’XI Martin Mystère Mystery Fest dal titolo: Bologna: Enigmi, Mysteri e Strane Storie.

Tutti i dettagli nei seguenti link.
Programma
Il Bollettino di AMYS #5

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Per tutti i fan di Martin Mystere è disponibile online il nuovo numero del “Bollettino di Amys”

Per tutti i fan di Martin Mystere è disponibile online il nuovo numero del “Bollettino di Amys” | di la redazione
Lo Spazio Bianco

Comunicato Stampa

Carissimi amici, due veloci parole perché poi il bollettino parla da se. Innanzi tutto buon anno. E noi ne siamo sicuri: l’anno sarà Image may be NSFW.
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veramente bello. Soprattutto per noi mysteriani.

Tant’è che abbiamo deciso di partire alla grande con il lancio in grande stile del tesseramento 2014 e su questo bollettino troverete tutte le indicazioni: modalità, prezzi, ma soprattutto conoscerete i bellissimi GADGET di iscrizione. Poi dite che non vi vogliamo bene!

Ma il bollettino non è solo questo e sarà dunque segnalata in modo particolare la mostra dedicata a Paolo Morales che si tiene a Roma. Paolo manca a tutti noi. Ricordarlo così sarà un modo per averlo ancora un po’ con noi.

E per finire, anticipo velocemente: le iniziative di PostcardCult, del FanDom, di Get a Life! e il varo del nuovissimo “Premio Atlantide”
Diavoli dell’Inferno a tutti!

Sfoglia il bollettino n° 7


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Martin Mystère #330 – Il Matrimonio di Sergei Orloff (Recagno/Esposito Bros)

Martin Mystère #330 – Il Matrimonio di Sergei Orloff (Recagno/Esposito Bros) | di Anadi Mishra
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Il BVZM ormai ha un’età, lo sappiamo. Si mantiene anche troppo bene, considerando che, date le varie embolie, paralisi temporanee, morbi contratti e perdita di capacità cognitive, dovrebbe assomigliare più a Mick Jagger che non allo splendido quarantacinquenne reso graficamente dagli Esposito Bros.
Anche in quest’ultimo numero, Java e Diana ci introducono il Detective “impossibilitato” dall’ennesimo coccolone in una clinica. Con il consueto gioco di rimandi temporali, la sceneggiatura ci offre un lungo, documentatissimo spiegone sulla storia lunga e travagliata del rapporto tra MM e Sergej Orloff. Lo stile è quello verboso di sempre, con le consuete incursioni fantasy di Carlo Recagno. I personaggi comprimari della serie ci sono davvero tutti, da Tower a Travis, ma più a titolo di presenza che non di utilità all’interno del meccanismo narrativo. Il protagonista della storia – Orloff – è tratteggiato nelle sue enormi contraddizioni, frutto di un’evoluzione del personaggio che a suo tempo fu innovativa per la Bonelli (con la pietra miliare di Xanadu, albo gigante del 1996).
Di certo, il dubbio che il povero Sergej porti un po’ sfiga alle donne che lo circondano viene, anche se Recagno preferisce metterle in ghiacciaia – magari facendo loro visitare varie dimensioni parallele – piuttosto che ucciderle. Meglio tenere aperta la porta della resurrezione, pure se siamo ben lontani dalla Pasqua.

 

Abbiamo parlato di:
Martin Mystère #330 – Il Matrimonio di Sergei Orloff
Carlo Recagno, Esposito Bros
Sergio Bonelli Editore, dicembre 2013/gennaio 2014
164 pagine, brossurato, bianco e nero – € 5,00

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Esordire su Martin Mystère: intervista ad Andrea Cavaletto

Esordire su Martin Mystère: intervista ad Andrea Cavaletto | di Giuseppe Lamola
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Andrea Cavalletto
consegue il diploma in grafica e pubblicità presso lo IED (Istituto Europeo del Design ) di Torino. Dal 1998 lavora come creativo e collabora con una serie di editori tra cui Madden Comics e Nicola Pesce Editore che edita la sua prima opera come autore completo dal titolo Né luce, né vento, né ombra, nulla…, che successivamente diventa un cortometraggio (The projectionist) diretto da Roberto Lojacono e sceneggiato dallo stesso Cavaletto. Dal 2009 scrive altre opere tra cui Sangue di tenebra (Cagliostro E-Press), Pornofagia (Absoluteblack) e Dibbuk (Edizioni BD).
Nel 2010 inizia la sua collaborazione con Sergio Bonelli Editore come sceneggiatore di Dylan Dog. Andrea Cavaletto è anche sceneggiatore di diversi lungometraggi come ad esempio il film Hidden in the Woods (diretto dal cileno Patricio Valladares ) che in occasione della rassegna Asti Film Festival 2012 vince il primo premio come miglior film nella categoria Asti Horror Picture Show. Nel 2011 nel film horror a episodi, tributo ad Edgar Allan Poe dal titolo P.O.E. Poetry of Eerie, si occupa della sceneggiatura dell’episodio più importante del film intitolato “Il giocatore di scacchi di Maelzel“. (Tratta da it.wikipedia.org/wiki/Andrea_Cavaletto)
Il suo sito è www.andreacavaletto.com.

Il tuo debutto su Martin Mystère: seguivi e conoscevi il personaggio prima di occupartene?
Certo che sì! Martin Mystère è uno dei primi fumetti che ho letto insieme a Tex e Zagor. Ritengo che i primi cinquanta numeri siano un must per ogni appassionato d fumetti e alcune storie mi hanno positivamente segnato. Tra le mie preferite, La notte dell’uomo lupo, Tunguska!, Il flauto di Pan ma soprattutto L’orrenda invasione, con il “duello” tra Martin Mystère e la zanzara mutante che per me è da antologia…

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Come è avvenuto il tuo coinvolgimento su “Ritorno a Longitudine Zero”?
Ho proposto ad  Alfredo Castelli alcuni soggetti. Uno di questi casualmente trattava più o meno gli stessi argomenti che a quel tempo Castelli stava sviluppando nella sua storia Longitudine Zero. Siccome ad Alfredo piacevano alcune mie soluzioni, e poiché la storia si prestava ad un ipotetico seguito, mi propose di occuparmene. Io ovviamente ho accettato con entusiasmo e ho scritto un vero e proprio sequel, legatissimo al suo predecessore. Ho poi cercato di dare spessore al villain di turno, facendolo mio. Spero in futuro di poterlo sviluppare ancora di più in una storia che lo veda come antagonista assoluto del BVZM.

Questo episodio contiene temi esistenziali, tra cui discussioni riguardo le conseguenze delle proprie scelte, ma anche elementi fantascientifici e fantasiosi, come i doppi provenienti da realtà parallele e teorie storiche “alternative”. Come ti interfacci con la fantascienza? E’ stato semplice per te allontanarti da atmosfere che hai frequentato più spesso, come quelle horror?
Credo che quasi tutte le mie storie contengano qualche tematica esistenziale. Mi piace interrogarmi su me stesso come essere umano, e quindi su di noi in generale. Spesso le risposte che do possono risultare un po’ pessimistiche, ma è il mio pensiero. Il fatto è che il più delle volte non mi piaccio, e le azioni della gente non mi piacciono. Ma proprio questi comportamenti sociali mi spingono ad avere un pensiero curioso e indagatore che poi riverso nelle mie storie. Poi l’orrore o la fantascienza sono delle “farciture”. Diciamo che per quanto riguarda Martin Mystère, il mio approccio con la fantascienza è molto mistico e lo si vedrà ancora di più nella mia prossima storia dal titolo provvisorio di Le mille gru di Hiroshima, splendidamente illustrata da Roberto Cardinale (vedi tavole in anteprima in fondo all’intervista, n.d.r.). La fantascienza “classica” non mi appassiona molto. L’horror invece è un amico che non mi abbandona mai, e una capatina la fa sempre, anche solo per un saluto. Infatti in Ritorno a longitudine Zero credo ci siano alcuni momenti abbastanza “da paura” o comunque con echi lovecraftiani (il solitario di Providence è un po’ il mio Oscuro Passeggero, eheheh).

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mm 331 tavola 2 - Copia
Cosa ha significato per te confrontarsi con il seguito di un’avventura (“Longitudine Zero”, MM n.317) sceneggiata da Alfredo Castelli, creatore e curatore del personaggio
Come ho accennato prima, è per me un onore esordire con il seguito di un’avventura scritta dal papà di MM. Un onore ma anche un bell’onere, perché ovviamente temevo il confronto. Fortunatamente dai commenti che ho sentito in giro sembra che abbia fatto un discreto lavoro e la cosa mi rincuora e mi da fiducia.

Oltre a te, recentemente ha debuttato su MM Sergio Badino. Credi che l’innesto di nuovi scrittori possa dare nuova linfa alla serie, come avvenne diversi anni fa anche grazie all’ingresso di autori come il compianto Paolo Morales? Quali altre strategie potrebbero riportare attenzione sul Detective dell’Impossibile, a tuo parere?
Paolo Morales ha fatto molto per rinnovare e modernizzare le avventure del Detective dell’Impossibile, e quando ho saputo della sua scomparsa sono stato sinceramente e tristemente colpito. Ecco, se dovessi dire come vedo MM oggi, direi che, avendo l’occasione di rapportarmi al personaggio, vorrei provare a seguire la strada tracciata dal compianto Paolo, tenendo sempre ben a mente ogni storia scritta da Alfredo Castelli (ovviamente). Io personalmente vorrei creare una piccola continuity interna alla serie, con elementi che possano permettermi di indagare un po’ nella vita di coppia tra Martin e Diana, e l’amicizia con Java. Mi piace molto la componente umana nelle storie del BVZM. Ad esempio, c’è una scena in Ritorno a longitudine Zero, in cui mentre Martin discute con un tizio, noi vediamo Diana che si fa una doccia. Non è solo un mero pretesto per rendere meno noiose alcune pagine di dialogo, ma mi è soprattutto piaciuto mostrare una situazione “normale” e “familiare”. Diciamo che mi sono divertito ad espandere la scena di Diana sotto la doccia che si era vista nella storia Frankenstein 1986, omaggiandola.

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Sei soddisfatto della collaborazione con il disegnatore della storia, Giulio Camagni? Gli hai inviato una sceneggiatura molto dettagliata o gli hai lasciato molta libertà? 
Sono molto soddisfatto del lavoro svolto da Camagni, e ho provveduto a fargli i complimenti appena ho avuto modo di gustarmi i suoi disegni. Sul quanto sia stata dettagliata la mia sceneggiatura dovreste chiederlo a lui. So che si è divertito molto a disegnarla, poiché ci ha tenuto a farmelo sapere.

Visti i tuoi attuali impegni con Dylan Dog, insieme a quelli extrafumettistici, tornerai ad occuparti di Martin Mystère?
Spero proprio di sì. Ho scoperto che c’è un buon feeling tra me e il Detective dell’Impossibile e non mi dispiacerebbe tornare altre volte sul luogo del delitto. Come ho anticipato prima, c’è già una mia seconda storia in lavorazione e ho un mezzo soggetto approvato per una terza, ma se ne parla nel 2015 poiché in questo momento ci sono troppe storie di MM già in cantiere. Comunque, se Alfredo, i lettori e soprattutto il BVZM mi vorranno ancora come collaboratore, io sono qui, sempre pronto a impegnarmi e divertirmi al massimo.

Intervista condotta via mail nel mese di Febbraio 2014

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Tavola di R.Cardinale da Le mille gru di Hiroshima (titolo provvisorio) © Sergio Bonelli Editore
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Tavola di R.Cardinale da Le mille gru di Hiroshima (titolo provvisorio) © Sergio Bonelli Editore
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Tavola di R.Cardinale da Le mille gru di Hiroshima (titolo provvisorio) © Sergio Bonelli Editore
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Tavola di R.Cardinale da Le mille gru di Hiroshima (titolo provvisorio) © Sergio Bonelli Editore
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Tavola di R.Cardinale da Le mille gru di Hiroshima (titolo provvisorio) © Sergio Bonelli Editore
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L'articolo Esordire su Martin Mystère: intervista ad Andrea Cavaletto è stato pubblicato su Lo Spazio Bianco.

Dylan Dog Color Fest #12: crossover dell’incubo

Dylan Dog Color Fest #12: crossover dell’incubo | di David Padovani
Lo Spazio Bianco

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Se il dodicesimo numero del Dylan Dog Color Fest fosse uscito oltre oceano, pubblicato da una casa editrice di comics di supereroi, si sarebbe sicuramente chiamato Dylan Dog Team Up.
Nell’ultima pubblicazione a colori a lui dedicata, l’Indagatore dell’incubo è infatti affiancato da quattro compagni di scuderia Bonelli, Mister No, Martin Mystere, Napoleone e Nathan Never – in ordine di apparizione -in un quartetto di storie che avrebbero dovuto essere accomunate da uno stesso elemento: il tempo.
Il fattore cronologico è ciò che, di fatto, spesso separa gli universi dei vari personaggi della casa editrice milanese ed è questo fattore che gli autori devono trovare il modo, da un punto di vista narrativo, di superare per far sì che detti personaggi s’incontrino e possano condividere un’avventura.
Far vertere, dunque, quattro avventure, che possono avvenire solo attraverso la manipolazione del tempo – almeno in tre casi – sull’idea stessa del concetto temporale sarebbe di per sé un’idea avvincente. Ma la declinazione che gli autori ne hanno data nelle storie contenute nell’albo non è sempre efficace.

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Tocca a Michele Masiero e Fabio Civitelli l’onore di aprire il Color Fest facendo incontrare l’indagatore dell’incubo con Jerry Drake. Lo sceneggiatore trova nell’antagonista Ananga, il dio Giaguaro, il fattore che accomuna i due protagonisti (Tiziano Sclavi aveva già fatto scontrare i due personaggi con questo malvagio, rispettivamente in Dylan Dog 133 e Mister No 91), ma questo spunto di per sé interessante si perde in una storia dove Mister No è ridotto a uno stereotipo bidimensionale rispetto all’esuberante personaggio nolittiano e dove della riflessione sul concetto di tempo, presente nelle tre storie successive, non c’è traccia.
I disegni di stampo classico del texiano Fabio Civitelli risultano godibili, anche se l’interpretazione dei due personaggi è forse troppo rigida, con figure che non trasmettono dinamicità.

L’incontro, o meglio lo scambio, tra Dylan e l’amico Martin Mystere, pensato da Luigi Mignacco assieme ad Alfredo Castelli, per le matite di Luigi Piccatto e Renato Riccio, gira intorno all’analisi dell’equazione spazio-temporale e alla possibilità, attraverso un misterioso manufatto, di annullare il fattore cronologico per attraversare grandi distanze in modo istantaneo.
La storia, che viaggia su toni leggeri, si apprezza soprattutto per il modo in cui gli sceneggiatori padroneggiano i due protagonisti, giocando in maniera divertente sulle peculiarità caratteriali di Dyd e del BVZM, con continui rimandi alle vicende editoriali dei due, come l’imminente e iper-annunciato rilancio del primo: ci vuole l’abilità e l’ironia di un maestro come Castelli per riuscire a far stemperare in una risata del lettore tutto l’hype accumulato da un anno a questa parte.

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In Buggy, terza storia del volume, Carlo Ambrosini e Paolo Bacilieri riprendono in mano il mai dimenticato Napoleone e, soprattutto il personaggio di Allegra, deputata a essere il tramite per l’incontro, limitato alla tavola finale della storia, ma non per questo meno efficace, tra i due protagonisti.
Lo sceneggiatore imbastisce un intreccio narrativo incentrato sull’analisi della teoria della “fluidità del tempo” e sulla falsità del costrutto lineare che del tempo l’uomo si è creato. L’idea di Ambrosini ricorda molto da vicino il concetto di Ipertempo, immaginato da Mark Waid per la prima volta nella miniserie Venga il tuo regno della DC Comics e tanto caro a Grant Morrison.
Paolo Bacilieri inquadra la storia con la consueta maestria visiva delle sue tavole, restituendoci un’incantevole versione adulta di Allegra, ma anche un’efficace versione invecchiata di Napoleone tanto quanto un Dylan teenager, seppur vestito con la sua “divisa” ufficiale, ed è questa una forzatura artistica, visto che Dyd acquisisce il suo look d’ordinanza in età adulta (a seguito degli eventi narrati in DD #121 Finché morte non vi separi). Un plauso va anche alla sensibilità della colorista Erika Bendazzoli, che usa una palette di colori piatti e dalle tinte acide e leggere che non “sporcano” più di tanto l’efficace retinatura monocromatica tipica dello stile di Bacilieri.

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L’albo si conclude con l’incontro “virtuale” tra Dylan e Nathan Never, orchestrato da Davide Rigamonti e Ivan Calcaterra. Se da un punto di vista grafico, le tavole richiamano piacevolmente alla memoria l’originaria interpretazione di Claudio Castellini dell’agente Alfa, il costrutto narrativo ha il pregio sia di riportare in scena, seppur marginalmente, un personaggio chiave  della biografia dylandogghiana quale Lillie Connoly (DD #121 Finché morte non vi separi), sia di lasciar spazio a possibili avventure dell’avatar digitale dell’indagatore dell’incubo nel mondo del futuro. Il tutto incentrato su una riflessione sul tempo che implica la paura del futuro che l’animo umano può vivere in determinate, tragiche situazioni.

Chiudiamo parlando della copertina che racchiude l’albo. Realizzata da un’artista affermata nel comicdom supereroistico statunitense come Sara Pichelli, vede Dylan contornato dai quattro coprotagonisti delle storie. La disegnatrice, che qui si cimenta per la prima volta con i personaggi bonelliani, ne fornisce un’efficace interpretazione, con quella di Nathan Never un gradino più in alto rispetto a tutti gli altri.

Abbiamo parlato di:
Dylan Dog Color Fest #12
AA. VV.
Sergio Bonelli Editore, Aprile 2014
130 pagine, brossurato, colori – 5,50 €
ISBN: 977197194700740012

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Il programma completo del XII Martin Mystère Mystery Fest


Martin Mystere #335 – L’ombra di Za-Te-Nay (Perniola, Castelli, Devescovi, Romanini)

Martin Mystere #335 – L’ombra di Za-Te-Nay (Perniola, Castelli, Devescovi, Romanini) | di David Padovani
Lo Spazio Bianco

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Nel numero ora in edicola di Martin Mystere fa il suo ritorno Za-Te-Nay, personaggio creato da Alfredo Castelli e ispirato a Zagor, che aveva fatto il suo esordio nei numeri #242-243 della testata.
È lo stesso Castelli, su soggetto di Mirko Perniola, a riprendere in mano il personaggio in una storia illustrata dal tratto pulito di Franco Devescovi e Giovanni Romanini. L’Ombra di Za-Te-Nay ha la peculiarità di essere, in pratica, priva di azione diretta dei personaggi – se si escludono le ultime 18 pagine, quelle disegnate da Romanini – e si basa tutta sui racconti che i vari protagonisti fanno di vicende passate sulle quali si costruisce l’intero filo narrativo della vicenda.
Grazie alla capacità affabulatoria di Castelli, in aggiunta all’efficace resa mimica dei personaggi disegnati da Devescovi, la storia che, di primo acchito, potrebbe sembrare lenta e pesante, scorre tutto sommato in modo fluido e piacevole verso il finale che regala almeno quel minimo di azione necessaria a smuovere un po’ le acque.
Certo che è proprio in numeri come questi che il BVZM dimostra tutta la sua età da pensionato: ormai le imprese alla Indiana Jones non fanno più per lui. È questo il limite dei personaggi che sono in tutto e per tutto l’alter ego dei loro creatori ma Castelli ha lo spirito e la bravura, durante la storia, di ironizzarci sopra e saper ridere di se stesso e di Martin: qualità degli scrittori di razza che riescono a non prendersi troppo sul serio fino in fondo.

Abbiamo parlato di:
Martin Mystere #335 – L’ombra di Za-Te-Nay
Mirko Perniola, Alfredo Castelli, Franco Devescovi, Giovanni Romanini
Sergio Bonelli Editore, Ottobre/Novembre 2014
162 pagine, brossurato, bianco e nero – 5,30 €
ISBN: 977112157900340335

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Intervista a Lucio Filippucci per i 30 anni di Martin Mystère

Scritto da Raffaele De Falco, tratto da Lo Spazio Bianco.

Leggi il contenuto completo su: Intervista a Lucio Filippucci per i 30 anni di Martin Mystère


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Lucio Filippucci nasce a Bologna nel 1955. Nel 1975 comincia a lavorare per le numerose serie della “Edifumetto” di Renzo Barbieri. Nel 1979 succede a Milo Manara nella serie “Chris Lean” sulla rivista “Corrier Boy”, per la quale illustra anche numerose storie brevi. Image may be NSFW.
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In collaborazione con il collega e amico Giovanni Romanini lavora anche per il mercato francese. Parallelamente illustra numerose campagne pubblicitarie per il comune di Bologna e la regione Emilia Romagna. Suoi anche i disegni di libri come “Il manuale di autodifesa televisiva” di Patrizio Roversi (Sperling & Kupfer) e “Il manuale della tap model” di Syusy Blady (Longanesi). Collabora a lungo con “Panini” e con le Case editrici di libri per l’infanzia “Piccoli” e “Juvenilia” e, nel 1992, vince assieme ad Alberto Savini con il libro “Quel tunnel sotto la scuola”, il premio Lunigiana. Nel 2001 il museo di arte moderna di Prato gli dedica una mostra personale. All’inizio degli anni ’90 inizia il suo rapporto con Sergio Bonelli Editore e diventa una delle colonne dello staff di Martin Mystère. Nel 1998, su sceneggiatura di Alfredo Castelli lavora alle avventure del “Docteur Mystere”, pubblicate sugli Almanacchi del Mistero e ora ristampate in edizione ampliata e a colori in 7 paesi europei. Nel 2003 illustra il libro di Maria Gabriella Buccioli (sua moglie) “I giardini venuti dal vento” che riceve il premio “Giardini botanici Hanbury”. Nel 2005 riceve il “Premio ANAFI” come miglior disegnatore. Entrato nello staff di “Tex”, ha realizzato il ventiduesimo “Tex gigante” su sceneggiatura di Gino D’Antonio.

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Hai conosciuto Mystère come lettore per poi approdare alla testata come disegnatore: cosa è cambiato nella tua “visione” del personaggio? Ti è venuto di dire: “adesso lo disegno come piace a me, come lo immagino io”?
Premesso che sono stato un lettore della prima ora di Martin Mystère, perché ero già un appassionato di Peter Kolosimo e di tutta la letteratura di genere, il personaggio l’ho amato e le sue avventure mi hanno entusiasmato sin da subito. L’approccio come disegnatore ha comportato l’interrogativo che mi hai posto, perché ogni disegnatore ha in mente uno stereotipo o una visione della personalità del personaggio, però, graficamente non l’ho inventato io, quindi, mi sono attenuto scrupolosamente al modello di Alessandrini. Ho proprio fatto l’operazione contraria alla personalizzazione, ho fatto uno studio approfondito del volto, l’ho sviscerato in maniera “fisica” ed ho rispettato i canoni del modello. L’ho fatto talmente bene che in seguito, ai nuovi disegnatori che approdavano alla serie, venivano dati i miei disegni come modelli! E’ ovvio e scontato che poi, con il passare degli anni, il personaggio ha acquisito delle caratteristiche più “naturali” del mio tratto.

Alla luce di questo tuo approccio iniziale e della tua crescita come disegnatore, guardando a ritroso come giudichi le tue tavole, sei contento della tua evoluzione nell’interpretare il personaggio Image may be NSFW.
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e il suo mondo?
È chiaro che se si traccia un percorso creativo questo non è sempre lineare: l’importante è che sia nella direzione del miglioramento e non della “regressione”. Questo non significa rinnegare quello che si è fatto: se dovessi ridisegnare adesso una pagina fatta anni fa è ovvio che non mi verrebbe mai allo stesso modo, ma questo non significa che rifatta sia migliore o peggiore perché ogni cosa corrisponde al suo tempo e quando è stata fatta c’è stato l’impegno di sempre.

 Disegnare la tua prima storia di Mystère è stato anche il primo impegno di lavoro di una certa corposità di pagine: che effetto ti ha fatto, come è stato l’impatto, come lo hai affrontato e come ne sei uscito.
È vero in parte. Perché prima di entrare nello staff bonelliano lavoravo per Barbieri e, anche se non erano pagine di un unico albo, l’impatto con la grande massa di lavoro l’avevo avuto, ero abituato a lavorare sui grandi numeri di pagine e sulle strette scadenze, dovevo fare 120 pagine al mese e anche se erano pagine a due vignette si trattava comunque di un bel mucchio! Per cui da questo punto di vista ci sono arrivato “svezzato”. Dunque, pur essendo tante le tavole, l’impatto è stato ottimale, anche grazie alla grande organizzazione della redazione, e non mi ha comportato particolari problemi.

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Tavola di Filippucci per uno speciale di MM sui Navigli

Per un certo tempo sei stato il disegnatore che ha accompagnato il Detective dell’Impossibile sulle pagine di molte delle iniziative in cui era chiamato come testimonial: è stato casuale? E come giudichi questo impegno/impiego extra-fumetto del personaggio?
In effetti, il mio primo approccio a Martin Mystère è stato proprio con una storia breve: Miniere e Lattine. È successo che Alfredo Castelli ha iniziato ad affidarmi questi lavori extra-serie e, non so darti un motivo particolare perché proprio a me, se c’è un motivo dovresti chiederlo a Castelli! Posso solo dire che con questi lavori, molto particolari, Alfredo si diverte molto e pian piano tra me e lui è nato un rapporto di complicità molto coinvolgente. Alla fine non so se li affidava a me perché li facevo proprio come lui li desiderava, il dato di fatto è che questa cosa è continuata per lungo tempo. Devo dire anche che con queste storie non ci si annoia mai, sono brevi, quindi molto veloci da fare e si passa velocemente da una all’altra, per me è stata una bella esperienza, interessante e divertente…

 Questi lavori proprio per essere interessanti e didatticamente validi hanno contribuito a mettere sotto una luce diversa il fumetto, a dargli quel valore di mezzo culturale o, come si usa dire oggi, a “sdoganarlo”, come medium che da troppo tempo veniva ignorato o bistrattato in tal senso. Tali lavori hanno dimostrato che si possono affrontare argomenti importanti in maniera ottimale proprio perché “leggere per immagini” è più semplice per l’apprendimento.
È tutto giusto! C’è stato un momento, negli anni novanta, che Mystère era richiestissimo dalle scuole ed è stato l’unico personaggio seriale che ha fatto questo salto.

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A proposito di serialità. Il personaggio, tra i tanti primati ha anche quello di essere l’anello di congiunzione tra il fumetto popolare e quello d’autore. Sei d’accordo?

È così! Prima di Mystère c’era una differenza più netta tra il fumetto seriale definito popolare e quello colto, curato, selezionato detto d’autore. Mystère ha fuso la qualità con la popolarità ed è stato il primo fumetto seriale colto. Un salto qualitativo che poi si è trasmesso all’interno della casa editrice a tutte le serie che sono seguite alla sua uscita.

Sei tra i disegnatori preferiti dai lettori di Mystère, lettori che spesso si documentano e interagiscono con gli autori, tu che rapporto hai con i fan?
Debbo dire ottimo. Sono sempre stato molto amato dai lettori, mai avuto particolari critiche, anzi sono stato sempre molto incoraggiato. C’è persino un gruppo di fan che mi segue sempre, con cui ho rapporti di conoscenza diretta e che aspetta sempre che esca qualcosa di mio…

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Hai questo grande seguito tra i lettori “mysteriosi” ma, dopo l’esperienza del
texone sei ancora al lavoro con Tex, “arruolato” alla serie regolare. Hai abbandonato il BVZM definitivamente?
No, no! Proprio perché ci sono questi appassionati e sono molto legato al personaggio non ho mai voluto abbandonarlo completamente: ogni tanto faccio qualche tavola, uno speciale e… adesso ad esempio dopo che avrò concluso questa avventura di Tex mi prenderò una pausa con Alfredo che potrebbe essere relativa a M.M. o anche ad un altro progetto, perché c’è anche il piacere di lavorare con Alfredo; in questi anni è nata una collaborazione, ma anche un rapporto d’amicizia e lavorare con lui è sempre molto divertente.

Sei approdato al top, a Tex! È dunque un attestato di stima e di bravura che ti è stato riconosciuto: che giudizio hai del Ranger?
Tex è un personaggio che ho imparato ad amare, è il fumetto italiano più famoso nel mondo. Essere nel suo staff è qualcosa di prestigioso ed è un privilegio concesso a pochi disegnatori, sono felice di essere tra questi; detto ciò, però, non voglio che questa stima mi privi completamente dell’affetto verso Mystère e il suo autore.

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Quale è la storia di M.M. da te disegnata che ricordi di più, che ti ha lasciato un segno più delle altre, nel bene o nel male.?
Uhm! Quella da additare è l’avventura per l’Albo Gigante n° 8 scritta da Beretta, Il segreto delle Ombre Diafane, perché è stato un punto d’arrivo che mi ha fatto penare e non perché mi dava una pagina di sceneggiatura alla volta! È da additare in quanto ritengo di aver raggiunto il mio massimo dal punto di vista grafico. Mentre la storia più importante che ho disegnato è stata quella in occasione dei 100 anni del fumetto: Il mystero delle nuvole parlanti, in cui ci siamo divertiti molto.

 L’esperienza del Docteur Mystère e Cigale come è stata e ci sarà un seguito?
È stata una cosa nata dalla “follia” di Alfredo. Il personaggio lo aveva in mente da tempo e, lo aveva anche proposto in casa editrice, ma l’avevano bocciato (Bonelli mal sopportava le cose molto ironiche), per cui lo aveva infilato in una storia disegnata da Alessandrini, creando questa parentela tra Mystère e Cigale (e adesso sappiamo che è un suo antenato), riuscendo ad inserire il personaggio nella serie di Martin Mystère. Nell’occasione è passato inosservato creando un precedente. Da qui ha creato una serie di storie dedicate appunto al Docteur Mystère che ha fatto disegnare a me fino all’Almanacco.

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C’è stata un’edizione cartonata poi edita anche all’estero…
Sì, è stato colorato e confezionato per un’edizione alla francese. È stato pubblicato in diversi mercati europei, ed è un po’ il mio fumetto d’autore: io e Alfredo lo abbiamo fatto in piena complicità e probabilmente ha toccato delle corde particolari perché mi son divertito molto a farlo e questo si vede anche dalla resa delle tavole. Alla fine la cosa importante è che il personaggio non sia mai morto! Infatti, in questo momento si sta lavorando su un progetto di romanzo illustrato per il Marchio Giallo con protagonista proprio il Docteur Mystère. Quindi non è finito affatto in naftalina e, pur sapendo che perla Bonelli è poco probabile che ci sia una pubblicazione, si spera che con altri editori si possa concretizzare.

Mystère è ancora vispo e arzillo, anche se anagraficamente ha 70 anni: come te lo immagini nel suo cinquantenario?
I personaggi dei fumetti non possono invecchiare! C’è sempre un limite oltre al quale non si può andare. Ad esempio, nel mio Tex qualche ruga c’è ma perché è un uomo di mezza età che passa gran parte del tempo tra deserti e polvere, quindi le deve avere… Martin invece ha preso le pillole che rallentano l’invecchiamento e il gerovital… e va bene così!

 Qual è la tua visione del mondo misterioso e del “Mistero” in generale e in che si differenzia da quella di Martin Mystère?
Mi sono interessato e avvicinato alle tematiche misteriose sin da adolescente, proprio quelle raccontate in Martin Mystère: Atlantide, le civiltà perdute, i mondi alieni… Mi piace molto la letteratura fantastica quindi con Mystère mi son calato come un pisello nel suo baccello! Tutt’ora sono affascinato da tutto ciò che la scienza non riesce a spiegare. E poi invecchiando mi sono avvicinato di più ai grandi misteri, quelli seri, quelli della religione, quelli che rimarranno tali per sempre.  

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Pin up di Filippucci “modificata” in occasione del trentennale

Nel suo trentesimo compleanno di vita editoriale come vedi il futuro del personaggio? 
Penso che il personaggio, proprio perché è giunto a questo invidiabile traguardo in buone condizioni, abbia bisogno di darsi una “riverniciata”, una rinnovata con uno svecchiamento, trovando nuovi stimoli, sviluppi e motivi d’interesse per coinvolgere e attirare un pubblico di lettori di fumetti che in generale è sempre più esiguo.

Con rinnovamento ti riferisci alle caratteristiche del personaggio o alla tecnica dell’editoria, all’adattarsi ai tempi e sfruttare le risorse disponibili con i supporti elettronici come tablet, iPad, internet, eccetera?
Un po’ l’uno e l’altro: sul secondo punto sicuramente il personaggio farà da apripista, per mille motivi che non mi fermo a spiegare perché sono ovvii, ma penso che sia ancora troppo presto per vederne il coinvolgimento. Mentre sul primo punto si può agire sul breve e, per esempio, io riprenderei la serie di avventure in Italia. La motivazione è semplice: i lettori sono soprattutto italiani, l’Italia è piena di spunti, leggende, fatti storici, luoghi arcani, ecc. ecc. che si prestano benissimo allo scopo e, infine, è appurato che ormai il personaggio è ben accetto in qualsiasi luogo della penisola, attraverso le tantissime richieste fatte per averlo come testimonial, quindi ci si dovrebbe pensare per dargli una visibilità sul territorio anche attraverso una promozione locale.

 

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Disegno inedito (collezione privata, De Falco)

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Scritto da Raffaele De Falco, tratto da Lo Spazio Bianco.

Leggi il contenuto completo su: Intervista a Lucio Filippucci per i 30 anni di Martin Mystère

Anteprima: tavole dai prossimi episodi di Martin Mystère

Scritto da la redazione, tratto da Lo Spazio Bianco.

Leggi il contenuto completo su: Anteprima: tavole dai prossimi episodi di Martin Mystère


Presentiamo alcune tavole fornitoci gentilmente dalla Sergio Bonelli Editore tratte dai prossimi albi di Martin Mystère.

 

Tavole di Giulio Camagni

 

Tavole di Paolo Morales e Davide De Cubellis

 

Tavole degli Esposito Bros

 

Tavole di Sergio Giardo dal prossimo “Storie di Altrove”

 

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Scritto da la redazione, tratto da Lo Spazio Bianco.

Leggi il contenuto completo su: Anteprima: tavole dai prossimi episodi di Martin Mystère

Speciale: 30 anni di Martin Mystère

Scritto da la redazione, tratto da Lo Spazio Bianco.

Leggi il contenuto completo su: Speciale: 30 anni di Martin Mystère


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Martin Mystère, loquace indagatore di casi inspiegabili, è un personaggio chiave nel panorama delle nuvole parlanti italiane, uno dei più longevi in assoluto tra i bonelliani attualmente presenti in edicola.

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Il primo episodio dedicato al biondo professor Mystère, “Gli Uomini in Nero”, è apparso in edicola trent’anni fa, nell’aprile 1982. Da allora il personaggio ideato da Alfredo Castelli è stato protagonista di numerosi speciali, spin-off, serie collaterali, ma anche videogiochi, libri e cartoni animati.

LoSpazioBianco celebra i trent’anni della serie dedicata al Detective dell’Impossibile con interviste a vari suoi autori, contributi di fumettisti ed esperti del settore, omaggi al personaggio disegnati da grandi autori. 

 

MARTIN MYSTERE: INTERVENTI D’AUTORE

“L’invenzione impossibile” delle rubriche Mysteriose (di Alfredo Castelli)
Essential 11: speciale Martin Mystére (di Carlo Recagno)
L’impossibile Alfredo (di Luigi Mignacco)

 

MARTIN MYSTERE: APPROFONDIMENTI E CURIOSITA’

Dove eravamo rimasti (di Raffaele De Falco)
Da Conrad Klein al Prof. Mystère passando per l’indagatore dell’ignoto! (di Raffaele De Falco)
Brevisione di Martin Mystère #320 – Anni Trenta (di Nicola Medda)
Martin Mystère: Who’s who? (di Raffaele De Falco)
Martin Mystère: oltre la serie regolare (di Raffaele De Falco)

 

MARTIN MYSTERE: INTERVISTE AGLI AUTORI

Intervista ad Alfredo Castelli per i 30 anni di Martin Mystère (di Raffaele De Falco)
Intervista a Giancarlo Alessandrini per i 30 anni di Martin Mystère (di Raffaele De Falco)
Intervista a Lucio Filippucci per i 30 anni di Martin Mystère (di Raffaele De Falco)
Intervista a Paolo Morales per i 30 anni di Martin Mystère (di Giuseppe Lamola)
Intervista a Carlo Recagno per i 30 anni di Martin Mystère (di Raffaele De Falco e Giuseppe Lamola)

 

MARTIN MYSTERE: OMAGGI INEDITI & CONTENUTI EXTRA

Omaggio di Alberto Gennari
Omaggio di Giancarlo Alessandrini
Omaggio a Martin Mystére: Sergio Giardo
Anteprima: tavole dai prossimi episodi di Martin Mystère
Omaggio a Martin Mystère di Nicola Mari

 

Ringraziamenti

Ringraziamo Raffaele De Falco e Giuseppe Lamola per l’impegno profuso, e naturalmente tutti gli autori che hanno contribuito al nostro omaggio: Alfredo Castelli, Carlo Recagno, Luigi Mignacco, Giancarlo Alessandrini, Lucio Filippucci, Paolo Morales, Alberto Gennari, Sergio Giardo, Nicola Mari. La loro disponibilità è un chiaro segno di quanto affetto ci sia nei confronti del BVZM!
Speriamo abbiate gradito questo speciale, e se così è stato vi invitiamo a commentare e  condividere.

 

 

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Scritto da la redazione, tratto da Lo Spazio Bianco.

Leggi il contenuto completo su: Speciale: 30 anni di Martin Mystère

Omaggio a Martin Mystére: Sergio Giardo

Scritto da la redazione, tratto da Lo Spazio Bianco.

Leggi il contenuto completo su: Omaggio a Martin Mystére: Sergio Giardo


Sergio Giardo, torinese classe 1964, entra in Bonelli a trent’anni nello staff di Zona X, antologico nato come costola di Martin Mystere che presentava storie autonome o miniserie a puntate; disegna alcuni episodi di La stirpe di Elan, di genere fantasy, e il fantascientifico Legione Stellare. Alla chiusura di Zona X, dopo un episodio di Legs Weaver, passa a Jonathan Steele disegnandone sedici episodi. Attualmente lavora su Storie di Altrove, speciale annuale di Martin Mystere e su su Nathan Never. Dal numero 250 di quest’ultimo, di cui è anche disegnatore, diventa copertinista del personaggio creato da Medda, Serra e Vigna. Il suo sito è www.giardo.com

 

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Scritto da la redazione, tratto da Lo Spazio Bianco.

Leggi il contenuto completo su: Omaggio a Martin Mystére: Sergio Giardo

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